UMBERO MILANI (1912 – 1969)
Umberto Milani fu un artista milanese, la cui formazione si svolse in ambienti prestigiosi come l’Accademia di Brera, dove frequentò le lezioni di scultura di Adolfo Wildt. In questo contesto, Milani entrò in contatto con figure di spicco come Lucio Fontana, Fausto Melotti e Luigi Broggini, che contribuirono a definire il suo percorso artistico.
Milani emerse nel panorama artistico milanese degli anni ’30 e ’40, distinguendosi accanto a grandi nomi come Arturo Martini, Marino Marini e Giacomo Manzù. Il suo esordio figurativo lo collocò tra gli scultori di rilievo di quel periodo, ma con il tempo la sua ricerca artistica si evolse, passando attraverso fasi stilistiche diverse. Inizialmente, Milani sperimentò con sculture, pitture e disegni influenzati dal post-cubismo e dall’arte romanica, con un chiaro riferimento alle opere di Sironi.
Negli anni successivi, Milani abbandonò progressivamente il figurativo per avvicinarsi all’astrattismo e, infine, all’informale. Già nel 1947, introdusse la tecnica del dripping nei suoi dipinti, anticipando un linguaggio artistico più primitivo e ctonio, caratterizzato da forme che evocavano un mondo appena emerso dal caos. Questa ricerca si manifestò anche nelle sue opere scultoree, dove la materia stessa sembrava raccontare la lotta dell’uomo per lasciare traccia nel mondo.
Milani collaborò intensamente con importanti architetti milanesi, come Luigi Baldessarri, Cesare De Carli e Marco Zanuso, creando opere che si integravano in contesti architettonici. Tra le sue realizzazioni più significative vi furono le plastiche parietali per le Triennali di Milano del 1954 e del 1957, dove esplorò un linguaggio di bassorilievi carichi di simbolismo ancestrale, evocando antichi geroglifici e messaggi misteriosi.
Nel corso degli anni ’50 e ’60, Milani consolidò la sua fama partecipando a prestigiose mostre, tra cui due personali alla Biennale di Venezia, nel 1958 e nel 1962. Le opere di questo periodo mostrarono una crescente attenzione verso forme verticali e simboliche, con steli che evocavano antiche architetture fossili e reperti poetici delle vicende geologiche e naturali.
Negli ultimi anni della sua carriera, Milani continuò a esplorare nuove forme espressive, cercando di coniugare la scultura con altre discipline artistiche. La sua ricerca si orientò sempre più verso un’arte universale, dove la scultura si fondesse con l’architettura e la musica, in un tentativo di raggiungere una sintesi delle arti.