Ico Parisi

ICO PARISI (1916 – 1996)

Per quanto di nascita palermitana Ico (all’anagrafe Domenico), avrà modo di crescere e formarsi nella cittadina di Como. Il territorio comasco per tutta la prima metà del ‘900 è stato un luogo estremamente vivace all’interno nel dibattito sulla contemporaneità nelle arti. Qui oltre all’architetto Giuseppe Terragni, presso il quale svolgerà il suo tirocinio lavorativo, c’erano altre figure importanti come Pietro Lingeri, Cesare Cattaneo, Mario Radice, Manlio Rho e altri, tutti impegnati alla costruzione in zona lariana della rappresentanza modernista secondo i dettami promossi dal CIAM  (Congrès Internationaux d’Architecture Moderne).

Diplomato presso l’istituto edile, Parisi manifesta molto precocemente una vocazione interdisciplinare alla professione, ad esempio già in giovane età sperimenta parecchio con la pellicola fotografica e questo lo porterà a consolidare sempre più la sua idea di progetto come integrazione tra diverse forme espressive. Non a caso, superate le difficili avversità del secondo conflitto mondiale e conseguita nel 1950 una laurea in architettura presso il Politecnico di Losanna, Parisi inizia a sviluppare diversi progetti abitativi per la borghesia locale, e qui puntualmente coinvolge artisti a lui affini (come Mario Radice, Francesco Somaini, Fausto Melotti) per dar vita a realizzazioni concepite come lavori a più mani. Per Parisi l’idea di promuovere in campo creativo forme di progettazione condivisa non è mai una banale trovata, tutt’altro! … tant’è che artisti e scultori diventano parte del progetto a incominciare dalle primissime fasi di studio.

Parallelamente il contesto brianzolo favorirà una ricerca fatta anche alla scala del prodotto d’arredo e del complement, dove il tema del valore plastico della forma viene perseguito sempre con eleganza e senza eccessiva ostentazione, soprattutto rifacendosi a stilemi che possono ricordare un certo dinamismo organico alla G. Ponti e C. Mollino. Dalla collaborazioni con aziende come fratelli Cassina, Stildomus, Bonacina, nasceranno prodotti capaci di definire un vero e proprio stile “alla Ico Parisi”: forme aeree, snelle, puntali e linea di forza che disegnavo nello spazio eleganti tralicci a forma di x e Y, che sapranno catturare l’attenzione anche di un vasto pubblico d’oltreoceano.

Più la sua maturazione progredisce più i suoi progetti si connotano di una forte vena utopica, il perimetro del prodotto gli sta stretto e cosi come processo di inesorabile propagazione attraverso gli interventi “Contenitori Umani”, “Casa Esistenziale” e “Operazione Arcevia” si costruiscono le basi per una riflessione critica sulla responsabilità sociale ed esistenziale che l’arte deve saper esprimere per i suoi fruitori.