CESARE LACCA (1913 – 1978)
Il nome di Cesare Lacca non è tra i più noti al grande pubblico, eppure il suo contributo al design italiano del dopoguerra è di un’eleganza e una qualità che meritano di essere riscoperti. Designer e architetto di formazione, attivo tra gli anni ‘40 e ‘60, Lacca ha sviluppato uno stile raffinato e al tempo stesso innovativo, lavorando con materiali nobili come il legno curvato, l’ottone e il vetro, sempre con una particolare attenzione alla leggerezza visiva e alla funzionalità.
A differenza di altri grandi nomi del design italiano, Cesare Lacca ha lasciato il segno soprattutto nel mondo dell’arredo domestico, con pezzi pensati per la vita quotidiana, ma sempre con un’eleganza scultorea. I suoi tavolini da tè e bar, le console e i carrelli portavivande – oggi ricercatissimi dai collezionisti – non sono semplici complementi d’arredo, ma espressioni di un design che fonde artigianalità e modernità, senza mai sacrificare l’aspetto pratico.
Le sue creazioni si distinguono per le strutture sottili e slanciate, spesso realizzate in ottone lucidato o legno modellato con tecniche avanzate per l’epoca. Le forme sono fluide, dinamiche, quasi aerodinamiche, ma sempre al servizio della funzione. Lacca ha lavorato molto con il concetto di mobilità e versatilità, creando arredi che potevano essere spostati con facilità e adattati ai nuovi spazi domestici della modernità.
Un esempio perfetto è il suo iconico carrello portavivande, con la struttura in ottone e ripiani in vetro o legno, un oggetto che incarna l’idea di un lusso discreto, sofisticato ma mai ostentato. Oggi, questi carrelli e tavolini sono pezzi molto ambiti nel mercato del modernariato di alto livello, simboli di un’epoca in cui l’abitare si faceva sempre più dinamico e il design rispondeva con intelligenza ed eleganza.
Pur lavorando nell’epoca della grande industrializzazione, Lacca ha mantenuto un rapporto privilegiato con la manifattura artigianale, affidandosi a produttori di alta qualità che sapevano tradurre le sue idee in oggetti di straordinaria precisione esecutiva. I dettagli delle sue opere – dalle giunzioni perfettamente rifinite alle proporzioni impeccabili – testimoniano un’attenzione quasi sartoriale per il progetto, un tratto che lo avvicina a designer come Gio Ponti e Ico Parisi, pur mantenendo un’identità autonoma e riconoscibile.