ARNALDO POMODORO (1926 – )
Artista di rilevanza internazionale, veicola la sua poetica prevalentemente attraverso l’uso del bronzo, materiale a lui particolarmente congeniale anche grazie una sua profonda e raffinata conoscenza delle tecniche di fusione.
La passione per la materia, esplorata per la sua capacità di tradursi in elemento creatore e rivelatore, porta la sua opera ad essere una straordinaria celebrazione del gesto plastico, visto come vero atto demiurgico volto al disvelamento delle cose.
Non è un caso che il maestro in più occasioni abbia sottolineato quanto sia forte nella sua opera un ascendente con le culture arcaiche mesopotamiche, le quali ancor prima di aver insegnato la lavorazione dei metalli, seppero con l’argilla creare mattoni per la loro architettura e tavolette per la loro scrittura. Potremmo vedere il percorso espressivo del Maestro come tutto incentrato nello spettacolare tentativo di dimostrare la misteriosa e intrinseca dualità presente nella Natura. Da una parte vediamo astratti involucri che come enti geometrici purissimi sono capaci di brillare e riflettere la luce grazie al candore delle loro superfici, dall’altra c’è invece una dimensione più profonda ed oscura che rivendica la sua presenza e che, come in una grotta, si esprime mediante processi di formazione incentrati su una organica casualità.
Questa natura complessa e conflittuale irrompe attraverso squarci e fratture che hanno il potere di consegnarci l’essenza su cui si regola il reale in cui viviamo.