ENZO MARI (1932 – 2020)
Enzo Mari potremmo definirlo un maestro del progetto Etico, in quanto non fu solo un designer, ma un pensatore critico, un intellettuale che ha dedicato la sua vita a interrogare e ridefinire il ruolo del design nella società. Nato a Novara nel 1932, Mari si avvicinò al mondo del progetto in un periodo storico di grande fermento culturale e sociale. Fin dagli inizi della sua carriera, egli rifiutò di considerare il design come mera decorazione o lusso, scegliendo invece di esplorarne il potenziale come strumento di cambiamento sociale.
Mari era un critico acuto del consumismo e del mercato del design che, a suo avviso, riducevano gli oggetti a semplici merci, privandoli di significato e valore autentico. In risposta a questo, promosse un approccio al design radicato nell’etica, nella sostenibilità e nella trasparenza del processo produttivo. Credeva che il design dovesse essere accessibile, democratico e, soprattutto, comprensibile a tutti. Per lui, ogni oggetto doveva raccontare una storia, una logica, un motivo d’essere.
Uno dei progetti più emblematici di questa filosofia è senza dubbio la serie “Autoprogettazione” del 1974. In questo lavoro, Mari invitava le persone a costruire i propri mobili seguendo semplici istruzioni e utilizzando materiali di base. Non si trattava solo di un esercizio di design fai-da-te, ma di una profonda riflessione sul rapporto tra creatore, oggetto e utente. “Autoprogettazione” rappresentava un atto di ribellione contro l’industrializzazione spinta e l’omologazione del gusto, proponendo un ritorno alla manualità e alla consapevolezza dei processi produttivi.
Mari fu anche un feroce critico del ruolo del designer come “stilista” al servizio del mercato. Per lui, il designer aveva una responsabilità sociale: quella di migliorare la vita delle persone attraverso oggetti che fossero funzionali, durevoli e rispettosi dell’ambiente. Questo lo portò spesso a scontrarsi con l’industria e con colleghi che vedevano nel design principalmente un’opportunità commerciale.
La sua opera non si limitava al design di prodotti. Mari era un intellettuale a tutto tondo, che si esprimeva attraverso la scrittura, l’insegnamento e l’arte visiva. I suoi scritti, come il manifesto “Progetto e Passione” del 1999, sono testimonianze del suo incessante impegno per un design che fosse etico, responsabile e profondamente umano.
Enzo Mari ha trascorso la sua vita combattendo contro la superficialità e la banalità, cercando di riportare il design alla sua essenza: un atto di progettazione consapevole e responsabile, capace di rispondere ai bisogni reali delle persone, piuttosto che alle mode passeggere. La sua eredità è un monito per tutti i designer a non dimenticare il vero scopo del loro lavoro: migliorare il mondo, un oggetto alla volta.